Articolo originariemente pubblicato su StartUp News.
L’intervento di Philip Kotler al Philip Kotler Marketing Forum
(PKMF) di Bologna – il più grande evento di formazione dedicato al
marketing strategico – ha offerto abbondanti spunti per pensare e
ripensare aziende di ogni dimensione. Tra gli aspetti maggiormente
evidenziati dallo stesso Kotler, vi è l’importanza di rendere la
responsabilità sociale d’impresa (CSR, ovvero Corporate Social
Responsability) una parte strutturale del lavoro e dell’identità di
un’azienda.
Spesso si pensa alla corporate social responsibility
come a un modo per grosse aziende di successo di restituire alla
società una piccola parte di ricchi profitti a scopo di marketing o di
branding. Ma come si applica il concetto di responsabilità sociale
d’impresa a startup tecnologiche che spesso non hanno ancora profitti da
redistribuire?
Le startup del 2020 dovranno cercare di rendere la dimensione etica una parte strutturale del proprio modello di business
In
primo luogo, le startup del 2020 dovranno cercare di rendere la
dimensione etica una parte strutturale del loro modello di business. È
il passo successivo rispetto allo storico motto Don’t be evil
(“non essere malvagio”) di Google: se bisogna continuamente ricordarsi
“di non essere cattivi”, probabilmente vuol dire che il nostro modello
di business di base ci spinge ad esserlo. La dimensione etica non deve
quindi essere una riflessione che segue lo sviluppo dell’idea alla base
di una startup, ma deve esserne un componente centrale fin dall’inizio.
Cosa significa CSR per le startup italiane?
In
primo luogo, per non doversi ritrovare a remare controcorrente: per
esempio, creare una startup che segue il modello di grandi aziende di
successo della silicon valley basato sull’estrazione di dati privati
(modello spesso denigrato come surveillance capitalism),
può causare presto problemi in un contesto legislativo sempre più
restrittivo in termini di regolamentazione sul diritto alla
riservatezza. Invece di ritrovarsi a vivere con ansia ogni nuova
proposta di legge in questo ambito, e cercare di adattare col martello
il modello di business alla nuova regolamentazione, è bene ideare una
nuova startup sposando fin dall’inizio il principio “privacy by design”
alla base della GDPR, l’ormai famigerato regolamento europeo sulla
riservatezza che ha destato confusione e preoccupazione nel mondo delle
startup e non solo. In questo modo, ideatori e sviluppatori potranno
continuare a sviluppare nuove idee o features, invece di dedicare gran
parte del loro tempo ad aggiustare il prodotto per mantenerlo pienamente
a norma.
Avere a cuore i valori per differenziarsi
In
secondo luogo, come ha evidenziato a Bologna Philip Kotler, dimostrare
di avere a cuore valori permette alle aziende di differenziarsi. Nel
contesto di startup che spesso si trovano a competere anche solo
indirettamente con grandi colossi internazionali questo è a maggior
ragione determinante: avere un modello di business basato su alcuni
valori chiaramente espressi può diventare il principale vantaggio
competitivo che una startup propone rispetto a competitor di ogni
dimensione.
Includere etica e valori fin dalle prime fasi di sviluppo del concept di una startup può essere il primo passo per differenziarsi dai competitor
In breve, includere etica e valori fin dalle prime fasi di sviluppo del concept di una startup può essere il primo passo per differenziarsi dai competitor, per avere una crescita più resistente a cambiamenti legislativi, e in fondo per arrivare alla condizione tanto auspicata di ritrovarsi a chiedersi come ridistribuire eticamente parte dei profitti generati in modo organico dall’azienda.